"Tagliate le linee delle parole! Fate a pezzi le immagini di controllo! Fate a pezzi la macchina di controllo!" inveiva William S. Burroughs in Soft Machine. Altri tempi, certo. Ma nasce anche da qui la Morbida Macchina, una associazione costituita da tre/quattro refusi umani che ha come proposito il situazionismo concettuale, come pratica l'agitazione e come obiettivo il fallimento. Oggi la linea delle parole, ovvero il mondo editoriale, assomiglia a un vecchio zoo. Genitori e figli in preda al tedio contemplano leoni spompati e gorilla malinconici, e alla fine allungano una nocciolina alla proboscide rugosa dell'elefante. (Spiegazione della metafora: adulto annoiato = critico stufo della vita; figli = lettori svogliati; animali in gabbia = autori demotivati e indigenti; nocciolina = euri spesi a malincuore per un libro). Se i propositi anfetaminici del solitario cowboy Bill non sono facili da attuare, la Morbida Macchina intende se non altro aprire le gabbie e fare uscire le bestie. Smettere di andare a caccia di lettori sul piano metaforico e rincorrerli per davvero, con tanto di schioppo e muta di cani. Muta si fa per dire, perché noi vogliamo vociare per strada, nei bar, sui mezzi di trasporto. Rompere le righe e rompere le palle. Fondere la macchina da scrivere come ha fatto Oldenburg e far vibrare le parole dove non vibra che la vita. Niente di che, direte voi.
E avete ragione.
Eppure subito dopo Burroughs aggiungeva: "Uccidete i sacerdoti!"
Occhio.

info: